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Annalisa Longo
100 ANNI DI ALZHEIMER

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CHI COLPISCE

Raccogliere il suo smarrimento...raccoglierlo e aggiustarlo un po’...provare a definirlo, a dargli una concretezza, a rimetterlo su un percorso. Adesso che ne conosco bene i segni, vedo che sono tante le persone smarrite. Che dicono dal fondo degli occhi un po’ opachi, un po’ stupiti: “Ci sono, sai, ci sono ancora, ma non so. Io non so
In “Smarrirsi: la mente nel labirinto” di Maria Sandias

Nella prestigiosa rivista scientifica Lancet, pubblicata nel dicembre del 2005, questi sono i dati: 4.6 milioni di nuovi malati di Alzheimer all’anno, uno ogni 7 secondi nel mondo, in totale attualmente 24,3 milioni che raddoppieranno ogni 20 anni e saranno 81,1 milioni nel 2040.

In Italia, secondo le stime più recenti, i malati di Alzheimer erano nel 2006 circa 520.000, con 80.000 nuovi casi all’anno. Si tratta però di una stima destinata ad aumentare. Se infatti consideriamo l’attuale andamento demografico, che vede la popolazione anziana e quella più anziana in continua e veloce crescita, la previsione è che nel 2020 i nuovi casi di demenza saliranno a 213.000 l'anno, di cui 113.000 attribuibili all'Alzheimer.

Sono queste cifre e la loro enorme crescita nel tempo che giustificano il perché si parli della malattia di Alzheimer in termini di vera e propria epidemia dei nostri giorni, dagli altissimi costi umani, sociali ed economici.

Per quanto riguarda età e sesso, anche se è vero che può insorgere tra i 40 ed i 90 anni sia nell’uomo che nella donna, sono le donne da un lato e i più anziani tra gli anziani dall’altro ad esserne maggiormente colpiti.

Come si presenta

Era una persona molto fine, che non aveva mai disturbato nessuno e non riceveva mai visite.. Solo che negli ultimi tempi era diventata un po’ strana: lei così metodica (tutti i giorni lo stesso giro dei piccoli negozi, l’acquisto di due brioches fresche il sabato, la periodica capatina in banca...) stava magari senza uscire per giorni e giorni e poi, all’improvviso, suonava il campanello alle tre di notte per chiedere se il fornaio era aperto
In “La sottoveste sopra la gonna” di Giovanni Bigatello

La malattia, nella sua evoluzione, prevede il passaggio attraverso tre fasi successive (Figura 1):
  • fase precoce (corrisponde allo stadio di malattia di grado lieve): il paziente presenta difficoltà a ricordare fatti recenti, a trovare la parola giusta, a prestare attenzione, a ricordare il nome di persone meno familiari ed a riconoscerle, ad organizzare e pianificare attività abituali; risulta invece conservata la capacità di ricordare eventi significativi della propria storia personale;
  • fase di stato (corrisponde allo stadio di malattia di grado moderato e severo): il paziente appare spesso disorientato sia nel tempo che nello spazio, non è in grado di apprendere e ricordare nuove informazioni, perde progressivamente la capacità di parlare e comprendere il linguaggio verbale, necessita di assistenza anche nelle funzioni basilari della vita quotidiana (mangiare, vestirsi, andare in bagno, etc.); frequenti anche i disturbi del comportamento;
  • fase terminale (corrisponde all’ultimo stadio della malattia): il paziente è gravemente decaduto anche sul piano fisico, confinato tra letto e poltrona, totalmente incapace di controllare urina e feci e di alimentarsi, non più in grado di riconoscere nemmeno i familiari più stretti. La morte in genere è dovuta a complicazioni infettive.
Così come si evince dalla sua storia naturale, la malattia è caratterizzata da disturbi cognitivi, cioè delle funzioni più complesse e nobili del nostro cervello (vedi Tab. 1), ad andamento inevitabilmente ingravescente, anche se con velocità variabile da individuo ad individuo e da disturbi del comportamento (vedi Tab. 2), variamente presenti nel singolo malato, quelli a cui maggiormente si deve il grave carico assistenziale per chi ne ha cura, e la condizione di stress psico-fisico che ad essa consegue.



Figura 1. Storia naturale di un caso paradigmatico di demenza di Alzheimer per una durata di malattia di 10 anni.

MMSE: è la sigla del Mini Mental State Examination, strumento utilizzato in clinica per valutare lo stato delle funzioni cognitive di un soggetto: più il punteggio che si ottiene è alto più le sue capacità cognitive sono conservate e viceversa; il punteggio da 27-30 esprime una condizione di sostanziale normalità.

Tab. 1 I disturbi cognitivi della malattia di Alzheimer.
Disturbi di memoria (amnesia): all’inizio difficoltà a ricordare e quindi ad apprendere nuove informazioni; successivamente incapacità a ricordare eventi anche recenti e, in fase avanzata, quelli più lontani, della propria personale, delle conoscenze comuni e del significato delle parole.
Deficit di attenzione: all’inizio difficoltà nell’attenzione quando il soggetto si trova impegnato in più compiti (come ad es. conversazione tra più persone), in seguito sempre meno attenzione all’ambiente circostante fino al totale estraneamento da esso.
Disturbi nel linguaggio scritto e/o verbale (afasia): all’inizio occasionali difficoltà a trovare le parole e progressiva semplificazione del linguaggio, che poi diventa ripetitivo e con molti errori, fino ad una completa incoerenza con ripetizioni di parti di parole o suoni; in seguito perdita progressiva della capacità di scrivere e leggere e, nelle fasi più avanzate, di comprendere sia il linguaggio scritto che quello parlato.
Difficoltà a compiere azioni finalizzate (aprassia): all’inizio difficoltà nel vestirsi, curare la casa e guidare l’automobile; in seguito anche nella utilizzazione di oggetti comuni (come ad es. spazzolino, cucchiaio, penna, etc.).
Difficoltà a riconoscere persone o cose (agnosia): all’inizio difficoltà a riconoscere oggetti e situazioni; in seguito a riconoscere i volti di persone familiari, parti del proprio corpo nonché la propria immagine riflessa nello specchio.
Disturbi delle funzioni esecutive: all’inizio ridotta capacità di sintesi ed a cogliere il significato di espressioni astratte (es. proverbi), o somiglianze e differenze tra concetti; in seguito scomparsa dell’autocoscienza del proprio stato di malattia ed anche della propria persona.

Tab. 2 I disturbi del comportamento della malattia di Alzheimer.

Deliri: sono ideazioni (dette paranoidee) a diverso contenuto che preoccupano il paziente determinandone anche specifici e consequenziali comportamenti; spesso crede che qualcuno lo spii, lo voglia derubare, o che il proprio coniuge lo tradisca o lo voglia abbandonare, oppure ha una patologica gelosia; altre volte può ritenere che i familiari o chi lo assiste siano degli impostori, o degli estranei; così come può avere una errata percezione delle immagini televisive interpretandole come situazioni reali, che accadono nella propria casa e con le quali interagisce.
Allucinazioni: sono percezioni di cose, parole, suoni, che il malato crede di udire, vedere o sentire.
Ansia, fobie, agitazione: fanno parte di questi disturbi l’attività motoria continua ed afinalistica (come ad es. aprire e chiudere armadi e cassetti, indossare e togliere indumenti, rifare continuamente il letto), compiere attività inappropriate (come ad es. riporre cibo nell’armadio) camminare avanti e indietro incessantemente, manifestare compulsivamente il desiderio di uscire di casa, chiedere continuamente di voler tornare nella casa della prima infanzia, ecc.
Irritabilità, aggressività: spesso sono disturbi legati all’incapacità a dare risposte appropriate a specifiche richieste o ad assumere comportamenti adeguati all’ambiente, anche se a volte si scatenano senza una causa apparente; gli atteggiamenti aggressivi possono essere di tipo verbale (offese, minacce, turpiloquio, urla), o fisico (calci, pugni, morsi), il più delle volte diretti verso chi fa assistenza; molto più rari sono invece i fenomeni di autolesionismo.
Depressione: nelle fasi iniziali principalmente tristezza e facile tendenza al pianto, spesso dovuti al percepito senso di inadeguatezza o di incapacità; altre volte sono evidenti sensi di colpa, mancata speranza per il futuro, senso di inutilità.
Apatia: in genere i pazienti apatici manifestano un totale disinteresse per l’ambiente, rimanendo senza far nulla per molte ore al giorno; spesso i pazienti smettono di parlare con gli altri e si chiudono in sé stessi.
Euforia-disinibizione: esagerata allegria, iperattività, comportamenti socialmente inopportuni, ipersessualità (es. masturbazione in pubblico, avances sessuali inappropriate, etc.); non sono però queste manifestazioni frequenti della malattia.
Disturbi del sonno: difficoltà nell’addormentamento, risvegli precoci o frequenti durante la notte, fino alla totale inversione del ritmo sonno-veglia (stanno svegli di notte e dormono di giorno).
Disturbi dell’alimentazione: i soggetti dementi spesso presentano un rapporto alterato con il cibo, che può presentarsi come ricerca continua di cose da mangiare, a volte anche non commestibili oppure come inappetenza, fino al totale rifiuto del cibo

p> Nel 2005 l’American Alzheimer Association, la Società scientifica americana che riunisce i maggiori esperti internazionali, ha pubblicato i “10 campanelli di allarme della malattia di Alzheimer" cioè quelli che rappresentano i segnali premonitori di malattia e che, quando presenti in numero di almeno quattro, consigliano di rivolgersi allo specialista (Tab. 3).

Tab. 3. I 10 campanelli di allarme dell’Alzheimer (American Alzheimer Association).

1) Va spesso in confusione e ha dei vuoti di memoria
E’ normale scordarsi un appuntamento, ma è preoccupante se le dimenticanze sono frequenti o si è spesso confusi.

2) Non riesce più a fare le cose di tutti i giorni.
Dimenticare una volta la pentola sul gas è distrazione; ma non cucinare un pasto e scordarsi di servirlo o di averlo preparato.

3) Fa fatica a trovare le parole giuste
E’ normale avere, ogni tanto, un nome sulla punta della lingua, ma non scordarsi parole semplici sostituirle con altre illogiche (come ad es. zuccotto al posto di cappotto, tabella al posto di tavolo).

4) Sembra che abbia perso il senso dell’orientamento.
Non è preoccupante sbagliare la fermata dell’autobus, lo è se si perde la strada di casa o non si capisce dove ci si trova.

5) Indossa un abito sopra l’altro, come se non sapesse vestirsi.
Può succedere a tutti di uscire di casa con il golf indossato al rovescio, non però indossare due giacche, una sopra l’altra, o l’accappatoio al posto del cappotto.

6) Ha grossi problemi con i soldi e i calcoli.
Può succedere a tutti scambiare una moneta con un’altra, ma non sbagliarsi tra uno e cento euro.

7) Ripone gli oggetti nei posti più strani
Cercare gli occhiali e poi accorgersi di averli in testa è pura sbadataggine, non invece riporre il ferro da stiro in frigorifero o i surgelati in guardaroba.

8) Ha improvvisi e immotivati sbalzi d’umore
Capita a tutti svegliarsi ogni tanto con la “luna storta” ma non frequenti, improvvisi ed immotivati sbalzi d’umore.

9) Non ha più il carattere di un tempo
Invecchiando certi difetti si accentuano, meno frequentemente migliorano, ma non è normale cambiare completamente il carattere, diventando irascibile, diffidente dopo essere stato per tutta una vita una persona tranquilla.

10) Ha sempre meno interessi e spirito di iniziativa
E’ possibile che invecchiando uno perda lo spirito di un tempo, ma deve far riflettere un comportamento trasandato per la propria persona o per la propria casa.

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