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Annalisa Longo
100 ANNI DI ALZHEIMER

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FARMACI PER I DISTURBI DEL COMPORTAMENTO

Antidepressivi
Sono estremamente preziosi per migliorare il tono dell’umore di questi malati, soprattutto nelle prime fasi quando essi hanno ancora la consapevolezza del proprio stato. Naturalmente il medico deve saper che non tutti gli antidepressivi sono indicati, dovendo essere almeno prioritariamente esclusi quelli che hanno un effetto negativo sul sistema colinergico già di per sè compromesso.

Ansiolitici ed ipnotici
Seppure anche essi comunemente impiegati, prima della loro prescrizione occorre sempre verificare che non vi siano condizioni cliniche (come febbre, dolore, stitichezza) od ambientali (assenza di quiete, illuminazione eccessiva o buio intenso, televisione dal volume troppo alto, più persone che parlano contemporaneamente, assistenza da parte di persone nuove, etc), di per sè in grado di giustificare stati d’ansia od insonnia, per non rischiare di prescrivere farmaci, non solo inutili, ma anche potenzialmente dannosi.

Antipsicotici
La somministrazione di questa categoria di farmaci rappresenta spesso una scelta ineludibile quando la gestione del malato diventa veramente difficile, se non impossibile, per la presenza dei gravi disturbi del comportamento (v. tabella 2). Occorre a tal proposito essere consapevoli che sia gli antipsicotici tradizionali o “tipici“ (aloperidolo, promazina, clorpromazina, etc.) che, quelli cosiddetti non tradizionali o “atipici” (risperidone, olanzapina, quetiapina, aripiprazolo, etc), oltre a non dare garanzia di efficacia, non sono immuni da effetti collaterali anche gravi, dalla parkinsonizzazione del paziente, alla comparsa di eventi vascolari maggiori (infarto cardiaco ed ictus cerebrale) e di complicanze ematologiche. Ne deriva che, come precedentemente affermato, la loro prescrizione, sia che si tratti dei tipici che degli atipici, deve essere sempre effettuata dopo una compente valutazione clinica e sottoponendo successivamente i pazienti a frequenti e regolari controlli nel tempo. La terapia farmacologica dei più gravi disturbi del comportamento rappresenta il momento sicuramente più difficile ed impegnativo per il medico, in quanto è quello maggiormente contrassegnato da insuccessi, e da frustrazione per chi per chi assiste questi malati. Diventa pertanto imperativo categorico verificare che non esistano fattori estranei alla malattia ad esserne responsabili, seguendo la metodologia indicata in Figura 2.

Figura 2. Percorso diagnostico-terapeutico dei disturbi psicocomportamentali nel paziente con malattia di Alzheimer (Behavioral and Psychological Symptoms of Dementia – BPSD)
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